E’ il Sangiovese il vitigno più coltivato in Italia, con una superficie di 72.000 ettari e un peso sul totale dell’11%. Sangiovese che tra 2000 e 2010, intervallo di tempo trascorso tra i due censimenti Istat sull’agricoltura italiana, ha incamerato 1.800 ettari in più di superficie. A seguire, anch’esso in crescita, è il Montepulciano, con circa 35.000 ettari coltivati, mentre percorso totalmente opposto ha fatto il Catarratto bianco, che a 35.000 ettari invece è precipitato, avendone persi 16.000 in dieci anni. Stessa sorte per il Trebbiano toscano, ridottosi di 20.000 ettari (-4.000 il cugino romagnolo e -3.000 l’abruzzese, mentre più di una perplessità lascia il dato in crescita del Trebbiano giallo, probabilmente una quota andrebbe ricompresa nel toscano). In crescita invece i francesi: Merlot (+2.000 ha), Chardonnay (+8.000), Cabernet Sauvignon e Syrah (+5.700). Mentre – rimanendo nelle posizioni di testa – si registra un forte decremento per l’uva Barbera, passata in dieci anni da 28 a poco più di 20.000 ettari, e per il Negroamaro, sceso di oltre 5.000 ettari.
Le varietà più rampanti ovviamente sono Pinot grigio e Prosecco/Glera: per entrambi la crescita supera i 10.000 ettari. Ma buone notizie arrivano anche per varietà storiche come Calabrese/Nero d’Avola (+5.200 ettari), Primitivo (+4.300), Grillo (+4.500). In riduzione (nonostante nel mondo ve ne sia una gran richiesta) il Moscato bianco, passato da 13 a 11.000 ettari.