(vinoclick) Il Vinitaly è partito, nei giorni che vanno dal 7 al 10 di aprile Veronafiere ha aperto i battenti alla manifestazione più importante in Italia e forse in Europa che parla di vino. Abbiamo detto che parla, perché il vino ha una sua anima e un cuore che batte, il vino è un idea geniale di chi lo produce e di chi lo manipola, dal produttore all’enologo per finire al consumatore che ne interpreta a suo modo un giudizio il più imparziale possibile. Bene i produttori presenti a questa edizione non hanno colto affatto questo aspetto, abbiamo trovato aziende che davano i propri prodotti in degustazione solo su inviti per i loro ospiti, quelli che in un modo o nell’altro avranno la facoltà di portare nelle casse soldi ma del consumatore non se ne è curato nessuno o almeno quasi nessuno. La passione va trasmessa non solo chi farà grandi ordini ma a chi questi ordini li tramutera in acquisto, nelle enoteche, nei supermercati o in qualunque punto vendita, a chi darà corpo alla finalizazzione di un progetto. Abbiamo visto persone di ogni età rimanere fuori a guardare chi aveva la fortuna di assaggiare un Biondi Santi o un Sassicaia o addirittura un normalissimo Franciacorta, il vino non è esclusivismo, il vino è amore, il vino accompagna gli uomini nel loro cammino regalandogli emozioni e momenti piacevoli in un mondo abbastanza avaro e crudele. I produttori al Vinitaly non hanno colto l’aspetto più imporatante, portare la gente comune a bere sapientemente, facendo conoscere loro, senza troppi tecnicismi cosa vuol dire rimanere in vigna per delle giornate intere a reclamare pioggia o sole, a dire loro cosa vuol dire stare con la testa tra le mani e pensare che la loro idea enologica forse non prenderà mai corpo oppure si. L’uomo comune ha bisogno di sapere tutto, solo allora quando si verserà un bicchiere sarà felice di sapere che dietro tutto questo ce stato qualcuno che ce l’ha fatta.
Andiamo via da Verona delusi, ci aspettavamo un passo avanti, volevamo vedere l’entusiasmo di tutti i presenti, insomma una festa, quella che per i francesi rimane un grande amore e un grande business mentre per noi italiani e solo business con un appiattimento sia dei valori che della qualità. C’è da chiedersi, perché tante star del cinema e della musica ed ora anche del porno vengono qui a produrre vino e non in Francia? Semplice, qui le persone comuni che entrano a comprare vino non sanno niente, non sono educati a bere e quindi comprano l’etichetta e basta, è compito dei produttori e di tutti gli addetti ai lavori fornire le basi per apprezzare il lavoro e tutto quello che c’è dietro, solo così sarà possibile dare una spallata alla crisi e rinascere come un paese che del vino ne fa una cultura e solo così potremmo guardare in faccia gli altri e sfoderare con orgoglio i nostri Brunello o Barolo per finire al Trebbiano o a un Nerello Mascalese. Siamo bravi, siamo creativi siamo intelligenti e allora almeno per una volta apriamo le porte degli stand a tutti e trasmettiamo alla gente amore e sorrisi, diciamo che il vino è un arte, che il vino è fatica ma che ogni annata è una rinascita.
Massimiliano Furlan