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Sunday, December 22nd, 2024

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di Erminia Eleonora Magli

(vinoclick) Si è concluso “Vin’Alp”, un progetto nato nel 2012 dalla cooperazione tra gli Enti locali torinesi e francesi, iniziativa per la valorizzazione dei “terroirs” dei vini di montagna dei due versanti delle Alpi Occidentali.

Gli Enti coinvolti sono stati: la Provincia di Torino, la Scuola “Malva Arnaldi” di Bibiana, il Consiglio Generale della Savoia, la Camera Dipartimentale d’Agricoltura della Savoia, il Consorzio Regionale dei Vini di Savoia, la Comunità dei Comuni “Cuore di Maurienne”, il Comune di Montmélian e il Parco Naturale Regionale della Chartreuse.

 

La viticoltura ha un valore fondamentale nella cultura tradizionale alpina, la necessità è quella di valorizzare questa risorsa per creare nuove opportunità di crescita.

Si è quindi puntato sulla conservazione e valorizzazione degli antichi vitigni autoctoni e sulla rivalutazione, sia dei paesaggi vitati, sia delle preziose conoscenze professionali dei viticoltori delle terre alte.

 

Il progetto Vin’Alp ha svolto quindi attività atte alla caratterizzazione dei “terroirs”, al mantenimento e alla valorizzazione del patrimonio genetico dei vitigni autoctoni alpini, vitigni a torto considerati “minori”, capaci invece di esprimere la loro tipicità grazie al forte legame storico e culturale col territorio.

 

La Provincia di Torino ha inoltre sperimentato alcune innovative modalità di vinificazione e tra queste la produzione di vini speciali da uve parzialmente appassite. La finalità è quella di sviluppare prodotti enologici diversi da quelli tradizionali per diversificare e aumentare la qualità dei vini delle vallate alpine torinesi.

 

L’indagine scientifica è stata svolta grazie alla collaborazione con il Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università di Torino, sono state indagate le attitudini delle uve alla produzione di vini speciali: passiti, sforzati e fortificati, ottenuti dai vitigni autoctoni Avanà, Chatus, Nebbiolo e Malvasia moscata.

La Malvasia moscata, uva presente nelle vallate del Pinerolese, si è dimostrata idonea a produrre peculiari vini fortificati, mentre il vitigno Chatus, diffuso nell’arco alpino occidentale è adattabile alla tecnica di vinificazione analoga a quella utilizzata per lo “sfursat”. Inoltre, per migliorare le condizioni di disidratazione dei grappoli, vengono testate nuove tecnologie per controllare lo sviluppo delle popolazioni microbiche sfavorevoli alle uve in passitura.

Nell’ambito del progetto VIN’ALP, la Scuola “Malva Arnaldi” di Bibiana – centro di ricerca e sperimentazione agraria nei cui vigneti sono conservati decine di vitigni minori autoctoni della fascia pedemontana piemontese – ha operato per arricchire la propria collezione di germoplasma con vitigni autoctoni dell’intero arco alpino franco-italiano, assumendo una dimensione transfrontaliera ed europea.

Il lavoro di recupero e conservazione è stato perfezionato con la caratterizzazione dei dati fenologici e delle performance agronomiche ed enologiche di vitigni rari. Nello spirito di cooperazione del progetto e per assicurare la conservazione del materiale genetico, alcune piante sono state trasferite negli omologhi campi collezione gestiti da partner francesi.