di Erminia Eleonora Magli
(vinoclick) Sono molte le città europee che vantano zone verdi integrate nel tessuto urbano e destinate a vigneto, un bene culturale e una ricchezza che andrebbero valorizzati e protetti.
E’ appunto ciò che ha intenzione di fare la città di Torino, il cui Vigneto della Villa della Regina, situato a breve distanza dalla Mole, sarà gemellato con il piccolo vigneto parigino del Clos de la Confrerie de Montmartre, vicino alla basilica del Sacro Cuore.
Il vigneto francese produce 600 bottiglie l’anno, mentre quello italiano, che nel 2010 ha ottenuto la DOC, arriva a 4.000. Il gemellaggio avverrà il 10 maggio con una cerimonia ufficiale durante la quale si terrà un’asta di beneficenza e si contribuirà per la realizzazione di alcune opere quali il progetto della Fondazione Marco Berry onlus per un ospedale per bambini in Somalia al quale ancora mancano l’attrezzatura per la sala operatoria e il pronto soccorso.
In futuro si prevede di aggiungere altri vigneti urbani al progetto, primi in lista sono i vigneti di Grinzing a Vienna.
Sia il vigneto torinese che quello parigino hanno origini risalenti ai Savoia.
Villa della Regina nacque all’inizio del ‘600 proprio come vigna per volere del cardinale Maurizio di Savoia e fu residenza di principesse e regine. Oggi è patrimonio dell’Umanità dell’Unesco.
Fu un modello per le “vigne” e le ville dell’epoca, progettata da Ascanio Vitozzi venne poi ristrutturata da Filippo Juvarra. Il complesso mantiene ancora oggi il suo carattere di “casa di campagna”, con giardino e vigneto riaperti al pubblico nel 2006. La vigna è gestita dall’Azienda Vitivinicola Balbiano e produce la Freisa di Chieri Doc.
L’Abbazia Reale di Montmartre delle monache benedettina risale al XII secolo e fu edificata sul versante nord di Montmartre dalla regina di Francia Adelaide di Savoia, moglie di Luigi VI e prima badessa, a fianco della chiesa di Saint-Pierre de Montmartre, una delle più antiche di Parigi.
Il vigneto Clos de la Confrerie de Montmartre faceva parte dell’abbazia e si estendeva per i tre quarti della collina. Dopo l’annessione alla città di Parigi nel 1860, le case pian piano si sostituirono ai filari che sparirono nel 1928. Nel 1933 il vigneto è stato reimpiantato con 2000 ceppi su un piccolo appezzamento di 0,15 ettari e l’anno seguente è avvenuta la prima vendemmia.
In autunno, durante il “Festival dei Giardini”, Il vigneto apre al pubblico e il vino prodotto viene messo all’asta il cui ricavato è destinato a opere socialmente utili per il quartiere di Montmartre.
Una piccola panoramica su altri vigneti urbani:
Grinzing
A Vienna i vigneti di Grinzing si incuneano tra le case e fanno parte del tessuto urbano della capitale. In autunno, nella tradizionale Giornata escursionistica del vino viennese, è possibile accedere al “sentiero del vino” che corre tra i filari all’interno dei vigneti privati. Sono molte le osterie, gli “Heuriger”, che servono il vino proprio prodotto nell’anno.
A Brescia, ai piedi del castello, crescono i filari del Vigneto Pusterla insigniti da Slow Food del titolo di “Patrimonio Storico della Cultura Agroalimentare e Ambientale”, si tratta di quattro ettari coltivati con un vitigno raro, l’invernenga, dalla maturazione tardiva.
Siena è ricca al suo interno di piccoli poderi coltivati a vite il cui vino è generalmente destinato all’autoconsumo.
Roma, a Trinità dei Monti, è sede di un piccolo appezzamento vitato, il Vigneto Gallico, un progetto italo francese che rischia di scomparire.
Anche Firenze vanta un piccolo vigneto di 3,5 ettari locato nella zona Sud.
A Londra, in barba al clima, viene prodotto un rosè, chiamato Chateau Tooting, la cui uva cresce in orti e giardini grazie alla temperatura della città, più alta anche di 5° rispetto alla campagna.