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Wednesday, December 25th, 2024

di Massimiliano Furlan

(vinoclick) Vendemmia dolce vendemmia, in ogni luogo d’Italia e dell’Europa che abbia una vigna, si vedono all’opera uomini i quali si danno un gran da fare per raccogliere quello che resta dei grappoli appesi alle vigne che per questo 2017, dovuti a fattori climatici, hanno dato un colpo pesante alla produzione. In Italia si riscontra un risultato in ettolitri come il peggiore degli ultimi 50 anni, la stima parla di 40 milioni di ettolitri contro i 54 milioni dello scorso anno -26% tutta colpa delle gelate di primavera che hanno colpito sopratutto l’Italia centrale ma la siccità ha dato un colpo di frusta in tutto il paese generando numeri preoccupanti.

Anche se in forma minore, la stessa sorte è capitata alla Francia con 37,2 milioni di ettolitri, -18% e alla Spagna -16% con 36 milioni.

L’Italia mantiene dunque il primato per la produzione ma questo non può e non dovrà mai essere motivo di vanto. Il problema ora sarà come affrontare la gestione, non solo della quantità ma anche della qualità. Molti si dichiarano preoccupati per l’export ma il vero nodo potrà essere affrontato solo il prossimo anno, per ora si potranno esportare tutte le rimanenze di cantina e la futura annata 2017 poi a cantine vuote allora sorgerà il problema vista la scarsa produzione di qeust’anno.

Per quanto riguarda la qualità, questa resta appesa a due fattori fondamentali, come si è lavorato in vigna  e come si lavorerà in cantina. Nel primo caso, se la cura per la vigna è stata molto oculata con la giusta potatura e defogliazione nel momento giusto con tutti gli altri accorgimenti allora siamo alla metà dell’opera. In cantina tutto è nelle mani dell’enologo il quale questa volta dovrà usare tutte le sue conoscenze e tutta la sua creatività per regalare un prodotto di qualità.

La cosa che invece preoccupa un pò sarà la non sperata ascesa dei prezzi, cosa invece probabile, addicibile come scusa per la produzione in ribasso, questo non sarebbe corretto come non lo sarebbe mandare in enoteche annate dimenticate solo perchè scarse qualitativamente e destinare all’export prodotti più all’altezza.

Il vino italiano non ha bisogno di record di produzione ma di identità e qualità, un prodotto che ovunque lo si beva nel Mondo lasci un segno indelebile, solo allora il mercato italiano potrà avere una valenza importante come quello francese, i numeri servono solo per dire siamo i migliori a produrre, senza peraltro dire che abbiamo una superficie vitata immensa con oltre 600 varietà di uva.

Quindi testa bassa, senza piagnistei, produciamo grandi cose aldilà della quantità e solleviamo con forza italiana il nostro sublime mercato del vino.

m.furlan@vinoclick.org