Skip to Content

Thursday, November 14th, 2024

Il vino italiano rinconquista la palma di primo produttore mondiale ai danni dei francesi: quest’anno la produzione, secondo le stime di Assoenologi, dovrebbe attestarsi tra i 44 e i 45 milioni di ettolitri contro i 43,5 milioni della Francia. Distanti la Spagna e gli Stati Uniti. Il nostro Paese aveva conquistato il primato mondiale nel 2011.
Secondo Coldiretti la maggiore stabilità del clima italiano permetterà di aumentare la produzione italiana dell’8% (dai 40 milioni dell’anno scorso) mentre quella francese , penalizzata dal maltempo, è stimata in calo dal ministero dell’Agricoltura francese del 3,9% rispetto ai 41,9 milioni di ettolitri del 2012. In dettaglio, nella zona del Bordeaux, la regione del vino più importante del mondo, a causa delle forti grandinate, si prevede un taglio produttivo del 20% a 5,2 milioni di ettolitri: l’annata più scarsa dal 1991.

Questione di qualità 
«I francesi hanno anche problemi qualitativi – osserva Marilisa Allegrini, produttrice della Valpolicella classica e altri vini -. Freddo e grandinate hanno inciso nella zona di produzione dello champagne e del Bordeaux. In Italia invece, grazie a un meteo clemente, e a una maturazione fenolica equilibrata dovremmo ottenere un’ottima qualità».
Per Gian Pier Broglia, presidente del Consorzio del Gavi, «il dato quantitativo è importante perché ci consacra come primo grande produttore mondiale. Tuttavia guarderei anche al valore: vincono i francesi ma il made in Italy dà filo da torcere nella fascia premium e super premium». Nonostante un potenziale produttivo simile, nel primo semestre del 2013 la Francia nel settore ha esportato per 3,6 miliardi (di cui 831 milioni di champagne e 1,1 miliardi di Bordeaux) mentre l’Italia nel primo quadrimestre si è fermata a 1,55 miliardi, pur sfiorando una crescita del 10 per cento.
Il duopolio, anche qualitativo, italo-francese peraltro è stato sancito dal G20 appena concluso, dove i potenti del mondo hanno bevuto un Bordeaux francese e un vino bianco italiano, esattamente un Gavi Bruno Broglia 2011. «Abbiamo fatto passi avanti incredibili – aggiunge Allegrini – ma i francesi beneficiano di una remunerazione sui loro vini che, sebbene in calo, è per noi lontanissima. Per di più la realizzano non su nicchie ma su produzioni da 200-300mila bottiglie».

Dopo la vendemmia 
I risultati produttivi dei due big del mercato mondiale dovranno trovare conferma nelle prossime settimane: in Francia la vendemmia è in ritardo e dovrebbe iniziare a pieno regime attorno a metà settembre. In Italia è stato raccolto appena il 10% delle uve. Un ritardo di quasi due settimane rispetto allo scorso anno ma che in realtà è un ritorno alla normalità. In Italia è partita in Franciacorta e in poche altre zone. «A Gavi – aggiunge Francesco Bergaglio, dg del Consorzio – inizieremo tra il 20 e il 25 settembre. La resa aumenterà a 85-86 quintali a ettaro, ma sotto i 90 del disciplinare. Non vogliamo fare corse sulla quantità ma aumentare la marginalità».

Nelle tenute venete e toscane di Allegrini la vendemmia si farà tra il 15 settembre e inizio ottobre. «La prossima settimana è prevista una perturbazione al nord – conclude l’imprenditrice – ma non dovrebbe compromettere nulla».