di Massimiliano Furlan
(vinoclick) Il dado è tratto, l’Unione Europea ha messo sul tavolo la proposta di deliberare il vino senza alcol e dealcolizzato, bevande (questa ci sembra l’unico termine possibile) che manterranno una piccola base di vino.
La proposta, che vede molti produttori preoccupati, è solo in discussione per il momento ma visto l’enorme interesse economico non si esclude una improvvisa accelerazione sulla risoluzione finale.
La posizione di Coldiretti e non solo è di preoccupazione, il problema nasce dal fatto che un vino dealcolizzato addirittura senza alcol (Non-Alcoholic Wines” o “Dealcoholized wines) non può e non deve definirsi vino. In Italia è assolutamente vietato aggiungere acqua nel vino in bottiglia o in brick, vietato anche usarla nel mosto e addirittura c’è il divieto assoluto di acqua in cantina.
Il principio che ha mosso l’Unione Europea non si spiega se non per motivi dichiaratamente economici e non come qualcuno ha sommessamente dichiarato l’ennesimo colpo basso all’Italia, il vino viene prodotto anche in Francia e Spagna ed in altre nazioni dell’UE.
I vini senza alcol o a basso contenuto alcolico trova un certo interesse negli Stati Uniti e Gran Bretagna, entrambi già lo producono con discreti risultati in termini di bilanci economici. A guadagnarci, nel caso la proposta venga approvata sono sopratutto due categorie, le grandi catene di vendite online che potrebbero inserire in catalogo questa sorta di vini che troverebbero il gradimento anche di chi il vino non lo beve affatto, i secondi a beneficiare della nuova direttiva sono le aziende stesse, durante la pandemia di Covid-19 le cantine sono piene di vino invenduto e il semplice fatto di realizzare un nuovo prodotto commerciale potrebbe essere un modo per non avere un eccedenza di cantina.
La proposta dell’UE ci sembra quanto meno fantasiosa, oltre il motivo economico non si riesce a capire la nobiltà della proposta, per quanto riguarda la parte salutare o morale, nessuno comprerà vino a zero alcol solo per il gusto di accarezzare i sentori originali del vitigno, motivo del quasi flop della birra senza alcol, inoltra si snatura tutta la magia di un buon bicchiere o di una buona bottiglia di vino. Forse la proposta potrà avere un certo appeal in nazioni in cui non c’è una grande cultura enologica, in Italia e in Francia il vino fa parte della nostra tradizione e speriamo che tutto questo non si realizzi mai o che almeno sia un fallimento totale perché come si dice, pane al pane e vino al vino.
m.furlan@vinoclick.org