di Massimiliano Furlan
(vinoclick) Camminando in lungo e in largo per il Vinitaly appena concluso, la curiosità ci ha fatto cadere in una regione un pò ignorata enologicamente, la Liguria. Nello stand che includeva la degustazione di quasi tutte le Aziende abbiamo incontrato Rosella, sommelier FISAR la quale ci ha condotto in una bella passeggiata da ponente a levante di una regione per molti conosciuta solo come un passaggio obbligato per raggiungere la Francia, quella Costa Azzurra tanto famosa quanto sopravvalutata, la costa ligure nulla ha da invidiare, neanche i vini.
Degustare tutte le Doc è stata una grande emozione, conoscere i vitigni ed immaginare le persone che le coltivano, gente di grande passione, in un posto dove regna solo l’enologia eroica, dove tutte i terreni sono terrazzati e non solo ma costringe gli agricoltori d una raccolta solo manuale ed in condizioni tali che una persona normale si domanda, ma chi gli e lo fa fare? La passione, la tenacia, l’attaccamento alla loro terra, la voglia di dire, io sono ligure e faccio vini unici e fantastici.
Noi li abbiamo assaggiati tutti i vitigni con grande umiltà e senso di colpa, alzi la mano chi entrando in enoteca si è soffermato sulla sezione Liguria, quasi nessuno e non solo, ma quante enoteche hanno una sezione ligure molto fornita? Quasi nessuna perché sono tutti concentrati su altre regioni più vocate ma in questa striscia di terra la vera vocazione sono le persone, che ti spiegano la loro viticoltura e la loro forza che ti fanno venire i brividi e di correre a degustare di più in quella terra, ascoltando i suoni e sentire i profumi che non sono solo i fiori di Sanremo ma l’aria salmastra delle Cinque Terre o gli inebrianti profumi che vengono dalle colline delle spezie, basilico per primo che ti fanno sognare e sorridere e dire che in fondo è un posto bellissimo dove stringere mani piene di terra ed ascoltare storie di vita vissuta e storie di grande amicizia. Un produttore, che la storia dello Sciac-Tra l’ha fatta per primo, ci raccontava in ogni particolare con grandi dettagli ben chiari come fa il suo vino e non riuscivamo a staccarci dai suoi racconti.
La Liguria, piccola e maestosa, per i suoi paesaggi, il suo mare le sue vigne, i suoi vini, la sua gente. Un viaggio infinito con i suoi Vermentino di Levante nella provincia di La Spezia, un vitigno che per abitudine lo associamo alla Sardegna o anche alla Toscana ma quelli liguri hanno una personalità tutta loro, dei profumi per niente scontati così come l’Orneasco di Parnassio, un nome che sembra una medicina ma che in realtà è il Dolcetto della Liguria o viceversa come dicono da quelle parti e tutto sembra meno che un dolcetto, è stata una sorpresa piacevolissima ma dove trovarlo non si sa, la distribuzione è tiranna il vino invece favoloso e potente, da lasciarti senza fiato così come il Pigato, vitigno di grande eleganza e di struttura, legato fortemente alla sua gente che lo sta difendendo con forza da chi lo vorrebbe piantare in altri luoghi e bearsi della fattura di un vino che conosce pochi eguali così come il Rossese Dolceacqua che viene coltivato nella stessa zona del Pigato, in provincia di Savona dove c’è un’autostrada che porta dritto dritto a Torino ma un vino che porta dritto dritto a sognare, chiudendo gli occhi e dopo aver messo il naso nel bicchiere essere travolti dai profumi delle colline liguri.
Abbiamo descritto solo alcuni dei vitigni autoctoni della Liguria ma sarebbe riduttivo fermarci qua, dove questa terra è famosa solo per lo Sciacchetrà, vino dolce e un pò meno per lo Sciac-Tra che da storie contadine vuol dire schiaccia e travasa descrivendo così un vino di facile beva ma che tale non è, il rosato di Orneasco entra di diritto tra i migliori della categoria in Italia.
Da oggi percorrendo l’autostrada per finire in Francia faremo più attenzione ai luoghi che ci circondano ed avremo stampate nelle nostre menti i visi e le mani di chi il vino lo fa davvero con una forza incredibile ed una maestria da far invidia.
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