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Friday, December 27th, 2024

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Grande affluenza di pubblico, ieri a Bordeaux, in Francia, all’apertura della 17° edizione del salone internazionale Vinexpo. A fare gli onori di casa agli ospiti espositori e visitatori giunti da mezzo mondo è intervenuto il ministro dell’Agricoltura Stéphane Le Foll che, oltre a portare il saluto del presidente della Repubblica Hollande, ha accennato alle grandi problematiche che il settore vinicolo sta attraversando a causa della crisi economica. Come tutto, del resto. Da oggi e fino al 20, giorno di chiusura, i problemi verranno analizzati nei particolari con numerosi convegni in calendario.

Ben 2.400 gli espositori giunti da 45 paesi, con i francesi a fare la parte del leone (1.200), seguiti da italiani (oltre 400 con propri stand o sotto le insegne dei consorzi), spagnoli e tedeschi. Nutrita la pattuglia americana, come pure quella dei paesi dell’emisfero meridionale. Cinquantamila i visitatori attesi nei 5 giorni della kermesse che, com’è stato sin dalla fondazione nel 1981, è biennale e riservata esclusivamente ai professionisti del vino e bevande spiritose.

Grande affluenza, dunque, com’è da prassi per quello che è considerato, con il VinItaly di Verona, il salone dove gli addetti ai lavori non possono mancare, se vogliono capire cosa accade nel mondo enologico e cosa c’è da aspettarsi nel prossimo futuro. Un’aria che per ora non annuncia ancora qualcosa di buono. Tuttavia, e questo possiamo coglierlo come segnale positivo, la sensazione è che la speranza non muore mai. Anche se la domanda a livello generale non accenna a invertire la rotta discendente; poi ci sono minacce di nuove guerre commerciali basate su dazi e, a complicare le cose, c’è la conferma che l’economia francese è ufficialmente in recessione. Una tegola che proprio non ci voleva.

Ma non è tutta così deprimente la situazione del vino nel mondo. Solo che bisogna allontanarsi da Bordeaux per vedere qualcosa di incoraggiante. Certo, ci sono gli Stati Uniti in marcia attiva, con consumi e import fortunatamente in crescita. Un esempio lo troviamo a Londra. Si tratta dell’enoteca e wine bar più grande, incredibile, stravagante di Londra, e forse di tutto il mondo. Se non altro perché è stata inaugurata da una manciata di mesi, chi l’ha voluta ci ha investito 20 milioni di sterline ed è diventata in men che si dica l’ombelico del mondo per collezionisti e “nasi” sofisticati.

JNEW-0031-0037L’insegna evoca un mondo di piaceri materiali – “Hedonism Wines” – e sta a Connaught House, angolo Davies street, a Mayfair, nel cuore della capitale inglese ( http://hedonism.co.uk/ ). Un luogo centralissimo, esclusivo, da upper upper class. L’Hedonism Wines si estende su una superficie di 700 metri quadrati su due piani, interni da archistar, oltre 4.500 etichette di vini e  1.500 di spirits delle migliori marche di tutto il mondo in scaffale. E poi vini rari da grandi collezioni con già molti anni alle spalle riposti in uno ambiente fortificato. Da fare invidia ai caveau di banca. I grandi rossi e bianchi francesi ci sono tutti. Le migliori etichette italiane le trovi sicuro, da Gaja a Ca’ del Bosco, da Tasca a Ornella. Di quest’ultima marca all’Hedonism Wine trovi tutte le annate di Masseto da inizio produzione. I prezzi? Beh, lasciamo perdere, hanno tutti tre zeri finali e comunque sono tutti esposti, pezzo per pezzo. Non spaventatevi subito, però, perché si può partire da un democratico otto sterline, ovvio che poi l’occhio cade su certe bottiglie  e la situazione si fa dura a reggere l’urto della meraviglia.

A Febbraio – ci racconta il direttore, una giovane e decisamente bella signora russa, Tatiana Fokina, che parla perfettamente anche l’italiano studiato in Italia – un collezionista americano ha voluto la bottiglia da 9 litri, l’unica esistente in circolazione, denominata “Confucio di Ornellaia”, disegnata dallo scultore cinese Zhang Huan e che un anno fa è stata battuta all’asta per 25mila euro.  Prezzo di vendita? Sopra le 40mila sterline.