(vinoclick) Anche questo Vinitaly si è concluso, le cifre, secondo Veronafiere, sono da capogiro con un incremento di spettatori, 150000 presenze e ben 56000 buyers che hanno cercato di concludere più affari possibili, se hanno portato a termine positivamente il loro viaggio nel cuore della più importante manifestazione enologica italiana non lo sappiamo ma di sicuro sappiamo che i produttori italiani ormai puntano decisamente il naso verso l’estero, vendere ora per guadagnare ora, poi si vedrà. Girando per gli stand del Vinitaly abbiamo sicuramente trovato un grande entusiasmo da parte di tutti, produttori, buyers e gente comune che voleva solo conoscere nuove e vecchie etichette. Su quest’ultime, riferite alle grandi griffe del vino abbiamo trovato la solita blindatura, solo su appuntamento o invito, quindi per molti appuntamento rimandato in enoteca.
Negli altri padiglioni c’era poco da segnalare, la bio è stata, a detta anche dei produttori, un po’ trascurata da tutti segno che il vino biologico di strada ne deve fare ancora tanta. Nei 100000 metri quadrati della manifestazione c’era una piccola area definita “internazionale” lì abbiamo trovato una desolazione desertica, stand vuoti, altri senza nemmeno una bottiglia, uno non aveva i bicchieri ed ha lasciato la postazione. Era presente solo una sezione della Nuova Zelanda che serviva, quando ne aveva voglia, delle micro quantità di vino da un distributore automatizzato. Peccato davvero.
Tornando alla realtà italiana, abbiamo avuto la possibilità di degustare in diverse regioni e la sensazione principale è che molte aziende cominciano a fare il vino davvero, ottimi prodotti con un buon innalzamento della qualità con una cura e un amore sconosciuto fino a qualche tempo fa. Ironicamente potremmo dire che di tutto questo ne potranno beneficiare solo all’estero dove in molti luoghi del Mondo dove non sanno neanche come si fa il vino. Siamo davvero dispiaciuti della trascuratezza nei confronti del nostro mercato, parlando con un produttore non molto noto ma che confeziona dei prodotti di assoluto rilievo ci ha detto che il 95% delle bottiglie sono per l’esportazione il resto nella grande distribuzione in Italia, alla domanda su cosa faranno il giorno in cui la bolla dell’export esploderà ci è stato risposto che tutti i guadagni verranno investiti sul mercato italiano. Un assurdità, si può capire che bisogna guadagnare ora ma non bisogna mai e poi mai trascurare o non vedere il nostro mercato, la gente comune che ama il vino e avida di novità, di prodotti nuovi da trovare in enoteca ed anche nelle grandi distribuzioni, bisogna cambiare politica, nei grandi ipermercati bisogna portare prodotti identici a quelli che troviamo nelle normali rivendite, bisogna avvicinare le persone al vino e farle entusiasmare,. Al Vinitaly 2014 non abbiamo trovato questa atmosfera, se non ci presentavamo come stampa venivamo quasi ignorati o serviti a fatica. Bisogna cambiare rotta, i cinesi, i tedeschi, i russi prima o poi finiranno ma gli italiani ci saranno sempre ed è su loro che bisogna puntare e stare molto attenti a non subire un’ondata di importazioni da chi il vino magari imparerà a farlo davvero, magari con l’aiuto dei nostri enologi.
Questo Vinitaly 2014 si conclude con grandi cifre di presenze e forse di affari ma la cosa più auspicabile è che negli anni futuri rimanga aperto solo per addetti ai lavori, meno presenze e più attenzione da parte delle aziende a chi il vino lo vende, lo pubblicizza, lo propone e lo racconta, sono gli unici veicoli per salvare un’economia traballante che rischia di crollare da un momento all’altro e sarebbe un vero peccato. In Italia si produce un gran vino, magari non siamo a livello della Francia ma siamo bravi, anzi bravissimi, piccoli produttori che non hanno un super enologo o un agronomo famoso o un distributore potente imbottigliano dei vini favolosi di cui andare fieri. Questo è un messaggio per i grandi e grandissimi, abbassate le barriere e fate entrare tutti nel vostro mondo, non chiudete gli stand a chi vi porta notorietà e soldi, aprite gli stand e le vostre cantine, addetti ai lavori e gente comune vuole questo.
Massimiliano Furlan